lunedì 26 agosto 2013

Librando all'italiana con Elisa Vangelisti

Librando all'italiana con Elisa Vangelisti


Per chi non lo sapesse "Librando all'italiana" è una nuova e frizzante rubrica in cui avrete l'occasione di conoscere da vicino alcuni autori italiani che meritano di far sentire al mondo la loro voce! 

Eccoci qui con la prima puntata della mia rubrica , e devo dirlo, sono emozionata! Ma ho come prima ospite una scrittrice il cui libro mi ha semplicemente stregato: Elisa Vangelisti.

Ciao carissima, e benvenuta sul mio blog, vuoi presentarti un po’ ai miei lettori?
Ciao Roberta, diciamo che posso presentare i miei libri, più che me stessa. Tutto ciò che serve sapere su di me è già spiegato lì! La cosa più importante che ricordo quando cito i miei dati di base è che leggo e scrivo da sempre e che ho tre figli che amo tantissimo.

Elisa io ti ho conosciuto per “Il Ragno e l’Iguana”, parlaci di questo meraviglioso romanzo e degli altri libri della saga. La saga comprende quattro volumi contenenti tematiche collegate, ma diverse. “Il Ragno e l’Iguana” è la storia di un incontro fra due esseri diversi che sembrano incompatibili e del loro percorso per riuscire invece a rimanere insieme. Alla fine saranno proprio le loro differenze a farne una coppia perfetta. Dopo questo romanzo ho voluto approfondire il passato di Gabriel (l’Iguana),

perciò è nato “Il nono cielo”, che si svolge dieci anni prima e racconta il suo passato e quello di suo padre. Successivamente ho ripreso a raccontare la storia della coppia nel sequel “Un posto dove andare”, che riprende la narrazione dodici anni dopo il loro incontro, osservandoli alle prese con momenti di vita di coppia piuttosto significativi. Se nel primo romanzo non c’erano punti di svolta, qui ne troveremo tanti da compensare abbondantemente la situazione. Infine “L’amore non muore mai”, romanzo conclusivo a distanza di tre anni dal sequel, dove una panoramica generale di tutti i personaggi avrà modo di raccontare e di raccontarsi, tramite il filo conduttore di due protagonisti diversi, ma forse ancora più interessanti.

I tuoi personaggi sono stati creati ispirandosi a persone reali oppure hai deciso da zero come dovevano essere?
Nel mio enorme egocentrismo ho creato il Ragno e l’Iguana esattamente come me: fragili e forti, saggi e infantili, egoisti e generosi, insicuri e decisi… questo caratterialmente. Poi, aumentando il numero di personaggi, mi sono ispirata ad altre persone che conosco. Fisicamente, invece, immaginando la mia coppia ho scelto Jodie Foster e Ian Somerhalder. Jodie perché è un’attrice che amo molto, da sempre, e fisicamente è proprio Rynn. Tra l’altro, in un film girato da giovanissima, il suo personaggio si chiama così. È tratto da “Quella strana ragazza che abita in fondo al viale” di Laird Koenig che mi passò un’amica ai tempi della scuola e che ho acquistato usato proprio oggi. Ian perché quando ho iniziato a scrivere ero fan della serie televisiva “The vampire diaries”. 




Qual è il personaggio al quale ti sei più affezionata? E ce n’è, invece, uno su cui ha faticato durante la costruzione?Il personaggio a cui mi sono più affezionata è Gabriel Johnson, tutto ruota attorno a lui. E’ il mio uomo perfetto, almeno dal mio punto di vista. Quello più difficile da creare è stato uno degli ultimi protagonisti: Timothy Redgrave. È presente solo nell’ultimo libro, ma è molto giovane, complesso e contraddittorio, mentre Gabriel, tutto sommato, è piuttosto lineare e semplice. Basta saperlo prendere!

C'è qualcosa di autobiografico nella vicenda che narri?
Tutto! Non nel senso che mi è successo tutto ciò che accade, ma le emozioni sì. Sono fatti comuni alla vita di molti, in cui chiunque si può riconoscere, nonostante vampiri e sensitive di mezzo. Come diceva il mio insegnante di Lettere delle medie Ireneo Lusuardi, per non sbagliare bisogna scrivere di ciò che si conosce e io mi interrogo di continuo, perciò credo di conoscermi bene.

Leggendo ho notato che il libro è pieno di sfumature e sottigliezze; qual è il messaggio che vuoi far arrivare ai lettori?
Sai che al messaggio non ho proprio pensato? Sarebbe bello poterlo dire, però! In realtà ho scritto per me, per raccontare una storia che mi piaceva. Di tanto in tanto mi perdo, nella narrazione, facendo quelle che io chiamo le mie “digressioni filosofiche”, ma non è una forma di messaggio per nessuno, quanto un chiarimento personale, una specie di diario. Rifletto su ciò che racconto e ne traggo non tanto delle conclusioni, quanto delle deduzioni. Scrivere è un modo per chiarire la mente, per fare ordine. Se qualcuno condivide i miei pensieri, meglio così! In realtà non amo dare risposte, quanto fare domande, sollevare dubbi. Sono dispettosa!

So che hai appena firmato un nuovo contratto con la Youcanprint , ma se dovessimo volgere per un momento lo sguardo al futuro: hai già delle idee per un nuovo romanzo?
Un progetto nuovo c’è già, anche se per ora ho scritto meno di cinquanta pagine. Durante questi anni di saga avevo qualche idea sporadica e me la appuntavo, così ora la posso sviluppare. È un paranormal romance, ma niente vampiri. Troppo presto dare qualunque anticipazione, anche perché, come sempre, usando una scrittura istintiva non so bene quali e quanti fatti accadranno. Ad

esempio non ho ancora né un titolo né un finale.

So che scrivi anche poesie, ce n’è una a cui ti senti più legata e che vorresti condividere con noi?
Anche se ho le mie preferite, non ce n’è una in particolare. Sono legata a quelle che rievocano determinati momenti della mia vita e parecchio a quelle più recenti. In genere sono dure e molto tristi, ma con voi voglio condividere la prima. Quando avevo nove anni, Maria Magnanini, la mia maestra elementare, chiese alla classe di comporre una poesia ciascuno. La mia eccola qui.
La brina
Non è neve,
ma è sua sorella.
Somiglia a diamanti:
lucenti, brillanti.
Che cos’è?
E’ la brina,
cristallina,
che il sole scioglierà.

Cos’è significa per te la scrittura? Hai un luogo dove preferisci scrivere?
Di cosa significa la scrittura ho già parlato, ha un effetto liberatorio e mi serve per riequilibrarmi nei momenti di stress. In genere prediligo scrivere sul mio letto, ma col portatile mi sposto dappertutto. Scrivo in silenzio, però, niente musica né rumori di nessun genere. Non riesco a concentrarmi.

Quando scrivi punti di più al linguaggio dei tuoi scritti o miri al contenuto?
Il mio linguaggio, lo hai visto, è piuttosto semplice. Cerco il più possibile di esprimermi in maniera realistica, ma spero che si sia notata la differenza tra i personaggi: Rynn è moderna, ma le piace leggere e ha un padre colto, quindi non può essere troppo scorretta nel modo di parlare. Gabriel è nato diversi anni prima e, anche se si è adattato piuttosto bene, cerca sempre di esprimersi con proprietà, soprattutto perché il padre Alexander all’etichetta tiene moltissimo. Non so se qualcuno ha mai fatto caso, ad esempio, che i Johnson non dicono mai “cosa c’è”, ma “che cosa c’è”. Tanto per dirne una. Il contenuto può essere stupendo, ma se il linguaggio non “trasmette” emozioni e sensazioni, serve a ben poco. In genere durante la prima stesura scrivo liberamente e in un secondo tempo affino, sostituisco termini, controllo le ripetizioni. Sono fasi a cascata. Difficile scrivere bei pezzi subito, d’istinto. Anche se, in particolari momenti di grazia, accade!

Di solito cosa ti piace leggere? Autori preferiti? Ti sei ispirata a qualcuno di loro per scrivere i tuoi romanzi?
Durante gli anni ho letto generi diversi: fantascienza, horror, gialli, romance, romance storici. Al momento sono completamente sedotta dal paranormal romance e l’autrice più presente fra tutte è Stephenie Meyer. Sono stata criticata per questo, ma scommetto che se mi fossi platealmente ispirata, che ne so, a Shakespeare nessuno avrebbe avuto da ridire. L’ispirazione è solo questo, non vuol dire che io vorrei scrivere come lei. Della Meyer mi piacciono le idee. Come stile di scrittura, J.R.Ward è molto meglio, ad esempio. E non ho mai letto Shakespeare…

Per finire hai un consiglio da dare a tutti i giovani scrittori?
Non sono brava con i consigli, me la cavo meglio con i sogni, perciò l’unica cosa che mi sento di dire è: prova, prova, prova. Finchè la bilancia pesa più dalla parte del sorriso. Quando invece hai dato il meglio di te, ma le soddisfazioni non mitigano più le delusioni, allora è meglio lasciar perdere.



Spero di non averti torturato e annoiato con tutte queste domande! E grazie mille per questa splendida opportunità!Le domande esigono risposte e chi scrive ama raccontare. Se mi si lascia carta bianca ne approfitto molto volentieri! Grazie a te, Roberta, per avermi concesso un po’ di spazio.

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